Va' se non è passato un po' di tempo dall'ultima volta che ho pubblicato qualcosa!
Che dire, ho passato tre settimane in Italia, da lì mi era difficile trovare spunti per raccontare di come vanno le cose invece... qui. E d'altronde avevo da godermi un po' di tempo a Casa, per cui ho messo un po' in pausa le dita ed evitato di scrivere anche di pensieri parole opere e omissioni.
Però ora che sono tornata a Namur, e ora che il Belgio dopo due giorni di sole splendente si è ricordato di essere il Belgio ed è tornato nuvolo, mi rimetto volentieri seduta alla scrivania a blaterare qualcosa. Di un po' di cose sparse e scollegate, a dir la verità, ma 'sti giorni o questo o niente.
L'imbarazzo facile.
È sempre bello tornare a casa. Sempre. Ho scoperto però che si è generata una cosa che mi provoca forte imbarazzo e grande piacere, lasciandomi un po' intontita nel cercare di capire cosa prevale e nel contempo dare una risposta che non sia un blateramento senza senso; la frase tipo è "leggo il tuo blog, mi piace come scrivi!".
È sempre bello tornare a casa. Sempre. Ho scoperto però che si è generata una cosa che mi provoca forte imbarazzo e grande piacere, lasciandomi un po' intontita nel cercare di capire cosa prevale e nel contempo dare una risposta che non sia un blateramento senza senso; la frase tipo è "leggo il tuo blog, mi piace come scrivi!".
"Oh, te la stai a tirà!". No, è che mi spiace non riuscire mai a rispondere mostrando quanto apprezzi questo genere di commenti: io scrivo principalmente per me, poi con un intento informativo, infine per mantenere un po' allenata la capacità di scrittura. Ma il fatto che addirittura ad alcuni (solo ad alcuni, eh!, per carità) piaccia un po' mi spiazza. Un po' perché quando mi rileggo vorrei averlo riscritto cento volte meglio, ma già pubblico a singhiozzo così, figuriamoci se mi formalizzassi; un po' perché non so mai come reagire, visto che qualche tempo fa ho deciso che schernirsi in risposta ad un complimento è un comportamento becero per infinite ragioni, ma è anche l'unica cosa che di solito riesco a fare. E quindi infiniti momenti di enpasse.
[Comunque grazie. Mi trasformo in un mollusco semovente incapace di parlare ma apprezzo sempre quando succede.]
Quei profili da seguire vedere.
Instagram mi piace moltissimo: l'espressione tramite immagini mi ha sempre attirata, fin da piccola. Il fatto che la mia memoria lavori spesso (e forse anche meglio) per immagini fa sì che mi incuriosiscano molto le storie delle persone raccontate attraverso delle fotografie.
Chi seguo mediamente? Amici, blogger, qualche personaggio un po' più noto. Ma quelli che mi piacciono da matti e di cui ammiro tantissimo la coerenza, sono i profili tematici. In particolare tre sono bellissimi, e mi sembra proprio un peccato non lasciarveli come spunto:
- Girls and their Cats: non è difficile che anche solo dopo qualche secondo di conoscenza, si sappia che ho un po' di... problemi, coi gatti. Più volte, indipendentemente dal tipo di interlocutore, ho interrotto conversazioni al grido(lino) di "Ommioddiomachebelmicino!Maquantoseibellomaquantoseipelosoeciuciuciuciaciacia". Le persone che mi vogliono davvero bene si riconoscono perché sanno del problema ma mi accettano lo stesso: non si stupiscono più di avere di fronte una persona con una dignità e una compostezza e un attimo dopo un ammasso disciolto di umano il cui unico scopo è quello di catturare anche solo uno sguardo dell'appena apparso felino.Girls and their Cats racconta storie di donne e dei loro amici mici, di come si sono incontrati e di come è evoluto il loro rapporto, accompagnate ovviamente da foto che in un singolo scatto colgono il carattere della Lei di turno e di quel bellissimissimoconcentratodifelinitàchehadellebellissimezamponepelose. AHEM.
È interessante leggere come ogni "coppia" sia diversa dall'altra, di come gli approcci (umani e felini) siano diversi ma come l'amore e il legame che traspaiono siano sempre gli stessi. Fusa a go go. - What Fran Wore: chi mi conosce un po' più approfonditamente sa che ho amori viscerali e spesso insensati per alcune cose random, tra cui il cocomero, alcuni programmi che continuo a guardare pensando e dicendo "è tutto finto", "Santo Cielo", "che squallore", i gatti (ma di gatti abbiamo già parlato). Uno di questi amori è sempre stato La Tata. Neanche la delusione (prevedibile, usando un po' di zucca. A mia discolpa, è successo molti anni fa) di scoprire che nell'originale Tata Francesca non era di Frosinone ma bensì ebrea ha scalfito la passione. Prendiamo questo sentimento ed uniamolo ad un più (molto) moderato interesse per la moda e capiamo perché What Fran Wore è diventato uno dei miei profili preferiti. Vedere per capire.
E se non capite non so se possiamo essere amici. - Smiling Brinks: questo è il più bello in assoluto, è la chicca che ogni volta che appare nella timeline mi fa fermare per qualche secondo, mi scalda il cuoricino e mi stampa un sorrisone in faccia. Lui è il cane più felice del mondo, e sfido chiunque di voi a non lasciarsi contagiare. Forza, aprite il link, guardate anche solo un paio di foto e tornate qui.
Fatto? Avete perso, nevvero?
Quegli enormi cosi gialli.
Mi ha colpito fin dal principio l'assiduità con cui le aule studio delle varie facoltà siano sempre piene. Da Gennaio a Luglio, dalle sette di mattina alla notte (alcune sono aperte 24 ore su 24), ci sarà sempre qualche studente chino sui libri o seduto a ripetere a se stesso, rigorosamente in silenzio, nella speranza di ricordare. È da un po' che penso di scrivere un post sulle differenze tra il sistema universitario in cui sono cresciuta e quello che sto scoprendo qui, ma la questione merita un post a parte e ben scritto "ma non è questo il giorno!" (cit.). Ci tenevo però a scrivere di una cosa buffa che ho notato in questi due giorni: vista la prima volta, ho cominciato a notarla sempre di più, dappertutto, e mi chiedo come sia stato possibile non vederla prima.
Cuffie gialle.
Enormi cuffie gialle cancella rumore. Non so perché siano tutte gialle, la prima cosa che mi è venuta da pensare è che magari è un modello economico e che funziona, o forse semplicemente non essendo Namur una metropoli è l'unico facilmente reperibile. Non so. Fatto sta che tantissimi studenti studiano con queste enormi cuffie gialle sulle orecchie, siano essi nelle aule studio dedicate, in quelle che noi chiameremmo "residenze" o per i corridoi (sfruttando i banchi lì disposti). Non sentono musica, perlomeno non in quel momento, servono solo ad isolarsi dal mondo esterno: come se ad indossarle diventassero Super Sayan dello studio. Sono quasi un po' dispiaciuta di non averci pensato io, durante quei medio-brevi ma intensissimi periodi di studio matto e disperatissimo.
Se non avessero funzionato quale cancella rumore, almeno avrei potuto tirarle a quelli che parlavano in biblioteca.