Il titolo è quello che è: non c'è niente di più di triste di un gioco di parole non riuscito ma non sono stata in grado di trovare nient'altro. Pazienza.
Ohibò, è un sacco di tempo che non scrivo: nel frattempo sono successe tante belle cose, e non è un caso che siano successe proprio nel frattempo dato che sono tornata in Italia per Pasqua.
A dir la verità non solo per le vacanze di Pasqua, ho fatto in modo di attaccarci una settimana di lavoro a Roma (mesi fa, grazie ad un uso preciso e intelligente di Google Calendar) e quindi facendo i conti sono tornata per dieci giorni. Pas mal.
Che meraviglia.
A differenza dell'anno scorso, quest'anno sono stata abbastanza soddisfatta della gestione del tempo: chiaro, è stata comunque una maratona incessante e in ogni caso si vorrebbe vedere tutti e di più, ma alla fine sono ripartita contenta del tempo trascorso con ognuno (merito spesso e volentieri di un'organizzazione avvenuta settimane prima, ma c'è stato anche qualche momento improvvisato che non è guastato affatto).
Ci sono cose bellissime che succedono sempre quando torno a casa. Andiamo di lista? Andiamo.
I tormentoni.
Quando viene pubblicata una nuova canzone, ci sono due possibilità: piace o non piace. Quando diventa un tormentone, se non piaceva si arriva ad odiarla, se piaceva spesso e volentieri purtroppo si arriva a mal sopportarla.
Ma se vivi all'estero, agli effetti del tormentone si può sfuggire, e anche in modi diversi!
Innanzitutto, non usufruendo di canali d'ascolto passivi quali radio, televisione o trasmissione di musica in luoghi pubblici (mezzi di trasporto, negozi), da qui posso scegliere cosa ascoltare, facendo clic o meno. In passato mi sono risparmiata il pulcino pio (ero a Londra in quel periodo, ed ad oggi ancora non l'ho mai ascoltata per intero) e più recentemente Rovazzi col trattore.
Inoltre, qualora mi piacesse qualcosa che è particolarmente in voga, è comunque plausibile che io ne faccia comunque un consumo consapevole, per cui dieci giorni di full immersion in Italia non sono poi sufficienti per farmi stancare: è il caso quest'anno di Occidentali's Karma, che capisco ormai faccia alzare gli occhi al cielo a tutti, ma io l'ho cantata a squarciagola a finestrini abbassati con quella gioia che solo l'averla beccata per caso alla radio mentre guidi ti sa dare. Son soddisfazioni.
La fortuna comunque gioca un suo ruolo: credo di non aver mai sentito Despacito, e mi par di capire che la probabilità che succedesse fosse piuttosto bassa (per amor di ricerca, sono andata ad ascoltarla per essere sicura. Oh che strano, un video latino pieno di culi fondoschiena: avanguardia pura, come direbbe Miranda).
Guidare.
Non posseggo macchina in Belgio, non ho intenzione di possederla, e d'altronde non ce ne sarebbe motivo: tutto ciò di cui ho bisogno è a portata di piede, per tutto ciò che non è proprio comodamente raggiungibile in qualche modo riesco a rimediare un passaggio e per muovermi nel Paese uso i treni. Si, il servizio non è dei migliori, ma d'altronde le autostrade belghe hanno le buche (le buche!) e quindi non è che sarebbe un'esperienza piacevolissima.
Quindi, niente macchina, che è pure un bel risparmio.
E però a me guidare piace moltissimo, anche se aborro come tutti il traffico e il giochetto prima-seconda-prima-folle-prima-folle-prima-seconda-pri... Fortunatamente quando torno a casa riesco quasi sempre ad evitare gli orari di punta e se la strada non è propriamente libera, quantomeno si scorre agilmente.
L'unico aspetto negativo è che la pilota di rally che è in me chiaramente soffre di non potersi sfogare durante la maggior parte dell'anno, dunque esce a piena potenza durante i periodi in cui posso guidare; autobus, vecchiette, squinzie al cellulare, tamarri col macchinone che ingombrano la strana, gente oggettivamente incapace, vecchietti col cappello: ne ho avute per ognuno di loro e anche di più, G. ad un certo punto ha semplicemente smesso di commentare la mia acidità. Scelta saggia, visto che comunque non avrei smesso in ogni caso.
Turismo.
Il fatto di essere presente per un periodo limitato di tempo fa sì che ogni passeggiata abbia quel sapore un po' turistico. Approfittando di una giornata libera, siamo andati al centro e ci siamo ritrovati sotto al Vittoriano: Madre aveva decantato le lodi della vista dalla terrazza panoramica giusto un paio di giorni prima, e dato il tempo splendido non ci siamo lasciati sfuggire l'occasione. Chiaramente non è un'esperienza facile per tutti, visto l'ascensore è bene non soffrire né di claustrofobia né di vertigini.
Però, signori miei, se ne vale la pena!
Il narratore onnisciente.
Da qualche parte ho letto una volta che non c'è modo migliore per capirsi di leggere ciò che si è scritto o di ascoltare ciò che si dice.
Sembra strano, ma ogni tanto ho la sensazione, ascoltandomi parlare con altri, di star ascoltando un narratore onnisciente, che per definizione conosce della storia più dei personaggi: la cosa strana è che io sono uno dei personaggi. In uno di questi momenti duali mi sono sentita dire che "sto bene in Belgio, ora, sto bene. Ma quando torno percepisco che qui starei meglio. Perché? Perché qui anche la minima cosa è appagante, qui è tutto a colori. A colori vividi."
Che poi l'ho sempre saputo che i colori pastello non mi stanno bene addosso.
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