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Namur, Belgium
Gattofila, razionalmente disordinata, ossessivo-compulsiva part-time.

lunedì 11 aprile 2016

Accadono cose a Namur #4: aggiungi un posto a tavola...

Dicono che per avere una vita interessante sia importante saper riconoscere le piccoli, grandi cose speciali che avvengono ogni giorno.
Dico(no) che a Namur non sia tanto difficile, ma comincio a chiedermi se non sia io il punto della questione. Forse un po' si.

Ecco, così.
Ma giù da un tetto.
Il 22 Marzo scorso è stata la Festa dell'Università: il programma della giornata prevedeva attività tra le più disparate, tra cui lanci spericolati attaccati ad una fune, giochi, degustazioni, spettacoli.
Ai membri del personale invece venivano offerti colazione, pranzo e un drink nel pomeriggio. Una delle poche fortune di essere uno studente di dottorato è che si è sia studenti (con gli sconti del caso) sia parte del personale. Ho aderito quindi con grande gioia all'iniziativa, soprattutto perché quando si parla di mangiar gratis, il sangue è troppo impegnato ad irrorare lo stomaco in preparazione invece di permettere al cervello di elaborare una risposta diversa dal
D-A-J-E.
E così la nostra eroina, alle ore 07:45 era già fuori dal portone di casa, diretta alla mensa universitaria. La cosa notevole è che a meno di casi particolari, prima delle 08:15/08:20 non so nemmeno chi sono né ho messo il piede fuori dal letto, figuriamoci essere lavata, vestita, truccata e pettinata (il minimo sindacale, il mio amor proprio non può nulla contro l'amore del dormire). Il potere del cibo gratis, dicevamo. Ma anche abitare dalla parte opposta della strada rispetto alla mensa ha un suo certo peso.
Insomma, dopo aver riempito il vassoio con una quantità sufficiente di cibo dolce e salato e di tè (avendo avuto abbastanza presenza mentale da NON prendere il caffè. Caffè belga, ricordiamo), mi dirigo al tavolo a cui è seduta un po' di gente del Dipartimento: segretaria, un paio di professori, la mia compagna d'ufficio. Ad un certo punto si siede davanti a me un signore sulla cinquantina con la faccia molto simpatica e che comincia a chiaccherare amabilmente. Ah ma cosa fai, ah ma sei una dottoranda, ah ma vieni da Roma, io parlo un poco di italiano, come ti trovi in Belgio, ma quanta gente è venuta a colazione che bello dovremmo farlo più spesso e così via per una buona ventina di minuti. Finita la colazione mi alzo, saluto "Buona giornata allora, a presto!" e lui "come, non ci vediamo poi a pranzo?", "Ah si certo volentieri, a dopo!".
Usciamo dalla mensa ed E.A., compagna di ufficio e di sventure mi fa: "Tu non hai la minima idea di chi fosse quell'uomo, vero?".
"No, perché?"
"È il Rettore."

Il Rettore, fantastico.

Il fatto è stato tanto divertente che sono stata presa in giro dai colleghi per un bel po', in sala caffè. Meglio così, almeno c'è stato un argomento con cui alleggerire l'atmosfera: proprio mentre io e il Rettore diventavamo amiconi, infatti, a Bruxelles succedeva ben altro. Ma ancora non lo sapevamo.



[Le manifestazioni per la Festa sono state annullate e il pranzo si è svolto in un clima di dolore e raccoglimento, com'era giusto che fosse. Anche tutti gli eventi previsti nella settimana sono stati annullati, per ragioni di sicurezza.]

giovedì 7 aprile 2016

Cose che ho imparato tornando a casa, quella vera.

Uh com'è stato bello tornare in Italia!
Rivedere i parenti, gli amici, riassaporare la vera pizza napoletana, camminare per le "solite" strade, tornare all'Università, il sole e la vitamina D!
Nonostante il mio spirito internazionale, devo ammettere che ripassare da casa è stata un'esperienza intensa: come tale, è stata anche una fruttuosa Maestra. O io sono una pigra scolara per cui è facile trovare cose che non so, devo ancora capire quale delle due.

Scordarsi che il bel tempo esiste è sempre una pessima idea.
A mia discolpa posso dire che il tempo Belga non è che renda facile ricordarsi che possono essere intere giornate (e di fila!) in cui splende il Sole. E splende come si deve, non palliduccio e smorto. D'altronde, ventisei anni dovrebbero essere un tempo sufficiente per radicare una nozione basilare e nel mio caso molto importante: mai separarsi dagli occhiali da sole durante le belle stagioni. E si che io soffro tantissimo il sole negli occhi - pare tale condizione sia acuita dagli occhi blu, ma non ci metterei la mano sul fuoco - con conseguenti mal di testa. Per non parlare delle zampe da gallina da occhi strizzati! Orrore! Nonostante questo ho ben pensato che, dato che le previsioni parlavano di tempo nuvoloso, i miei occhiali da sole avrebbero potuto continuare a prendere polvere nel cassetto in cui giacciono, intoccati, da quando sono arrivata qui.
Inutile dire che il sole ha deciso di splendere caldo e alto nel cielo praticamente tutti i giorni.
La crema solare invece è sempre con me: la quasi totale assenza di melanina la rende necessaria in qualunque momento, a qualunque latitudine.


Ci sono tante persone a cui voglio bene e che voglio vedere (n.d.a., pare la cosa sia ricambiata).
Le ore per giorno però sono sempre e solo 24.
Questa vacanza mi ha regalato la consapevolezza di quante persone siano per me importanti e di quanto io voglia trascorrere con loro tempo di qualità. Troppe, quasi.
Alcuni di noi sono sparpagliati in giro per l'Europa, e coordinare la presenza di tutti contemporaneamente non è detto sia sempre possibile: il fatto che fossimo nel periodo pasquale ha certamente aiutato in tal senso, ma non poi così tanto.
Cercare di vedere tutti, inevitabilmente, significa trascorrere con ciascuno una quantità di tempo limitata, spesso davvero molto limitata: non è stato sufficiente fare la trottola in giro per Roma e dintorni, non sono bastate le ore di sonno di cui mi sono privata per sfruttare al massimo ogni sera. Qualcuno l'ho visto proprio di sfuggita, qualcun altro per molto poco, nessuno tanto quanto avrei voluto. E sono tornata anche per una quantità considerevole di tempo!
È l'irrisolvibile dilemma dei ritorni: scegliere chi vedere e chi no non è pensabile, ma il poco tempo per ciascuno è mai davvero sufficiente. Si torna a "casa" dopo le vacanze felici, ma anche stanchi e con un po' di sensi di colpa: per quel trenino in meno con cui hai giocato, per quella birra in più che non hai preso, per quella chiacchera un po' più intima e tranquilla per cui non c'è stato tempo.
Idea regalo per il mio prossimo compleanno:

Giratempo

Disdire una buona tariffa telefonica è una (altra) pessima idea.
Il mio disprezzo per le compagnie telefoniche (italiane, per lo più) ha radici che affondano in tempi lontani, oltre che nella convinzione che questi ci prendano tutti un po' per i fondelli. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il passaggio da un rinnovo mensile a quadrisettimanale: sappiamo tutti che così si paga una quota in più ogni anno, nevvero?
Quando mi sono trasferita ho quindi deciso di disdire la tariffa attiva sul numero italiano anche se questa si riattiva solo se è disponibile del credito sufficiente (ergo, basta che il credito sia nullo per "congelare" la situazione fino alla ricarica successiva). Mantenere una tariffazione a consumo sembrava tanto una buona idea perché "tanto non userò molto il cellulare e poi starò sempre attaccata a qualche wifi".
Ecco, no.
Fortuna vuole che si facciano passeggiate nei parchi, al centro, o semplicemente per le strade che ci sono familiari. E il caso vuole che ci siano un sacco di persone con cui organizzarsi per vedersi/fare regali/darsi appuntamenti (vedi sopra): un pomeriggio offline e gli sms pagati sull'unghia non sono, semplicemente, una pratica ottimale. L'ho imparato a mie spese, letteralmente: alla fine mi sono piegata a ri-attivare un piano "mensile", leggermente più caro del precedente e con costi di attivazione conseguenti.
Sappiate che vi sto davvero mostrando il fianco, ammettendo questo bruciante errore: ora il rodimento è solo un ricordo, ma sul momento ho fortemente dubitato delle mie capacità di giudizio.

Roma è Roma, e fa venir voglia di lottare.
In un pomeriggio di apparente e inaspettata calma, cogliendo l'occasione di dover sbrigare una commissione, io e G. ci siamo concessi una passeggiata al centro.
Sarà stato il sole splendente, sarà che siamo lontani dai mille problemi e dalle tante brutture di tutti i giorni, sarà stato il fatto che eravamo più o meno in vacanza, sarà quel che sarà: mi sono ri-innamorata. Camminare per le strade di questa meravigliosa città ti infonde la voglia di tornare, di fare del tuo meglio per apportare il tuo contributo intellettuale e civico nella speranza di renderla meravigliosa da vivere quanto lo è da ammirare. E lo sai che ci sono infinite cose che non vanno e che probabilmente ti scontreresti con la dura realtà appena rimesso definitivamente piede in questa affascinante Roma, ma ti sembra di avere la forza e le energie per poter affrontare tutto, per poter soppesare i pro e i contro e stabilire che alla fine ne vale la pena. Il nostro lusso, nonostante tutto, è poter provare questa sensazione ogni volta che torniamo, proprio perché torniamo per poco. E ve lo dico, è una sensazione magnifica.