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Gattofila, razionalmente disordinata, ossessivo-compulsiva part-time.

martedì 3 maggio 2016

Il condominio del mistero: parte seconda

Il condominio del mistero, nel frattempo, ha regalato qualche perla contro la noia: prima di continuare a leggere, vi consiglio caldamente di rinfrescarvi la memoria.
Fatto? Si proceda allora!

La conoscenza prima di tutto #1.
Il famoso dirimpettaio tedesco del 203 si è in realtà rivelata essere la dirimpettaia asiatica. "Rivelata" racchiude forse in sé una connotazione di completezza e certezza che non si applica certamente a questo caso; dopo quello strano incontro non ho più incrociato nessuno dei due (si suppone stessero insieme), ma un lampo di genio à la Sherlock mi ha fatto controllare il nome che figurava sul citofono: chiaramente asiatico. Incrociando le informazioni con V., che l'aveva intravista, abbiamo quindi dedotto che la reale inquilina fosse la ragazza, e non lui.
Ma tutto questo non ha importanza, visto che un paio di settimane dopo si è trasferita e quindi addio.
Ne ho sentito la mancanza? Direi di no, visto che la cosa me l'ha fatta notare O., il nuovo inquilino...

La conoscenza prima di tutto #2.
Ad un certo punto è comparso un palloncino nell'ascensore che annunciava la nascita di una bimba. Nell'appartamento sopra al mio.
Inutile dire che non avevo la minima idea di chi mi abitasse sulla testa, figuriamoci che fosse incinta. Sono seguiti giorni di imbarazzo ad ogni incontro con ragazze/donne semisconosciute del palazzo, con sguardi investigatori: "sembra una che ha appena partorito? E poi che faccio, che le dico? 'Ah ciao non ho idea di chi tu sia ma sono davvero strafelice per te' non suona bene". Comunque.
Già immaginavo notti insonni a fissare il soffitto col sottofondo dei pianti della bimba, ma fortunatamente piange poco e col volume al minimo.
La nonna (che so esser la nonna per averla incontrata in lavanderia e per il solito gioco di deduzioni) invece passa le sue giornate a canticchiare cantilene e frasi in quella lingua strana che noi adulti parliamo ogni volta che ci troviamo davanti ad un bambino piccolo. È piccolo, non è idiota. E soprattutto non trarrà nessun beneficio da una serie di "bu bu bu, da da da". Nessuno.
Ma lei continua, tutto il santo giorno, in un gioco di autocompiacimento che porta a lei soddisfazione, a me crisi di nervi. Forse anche alla bimba, ché a me sembra pianga di più quando lo fa.

Come conquistare la lavatrice dei tuoi sogni.
[O anche proprio non quella, ché già trovarne una...]
Questo titolo da film scadente americano si addice completamente alla situazione che viviamo ogni giorno con la lavatrice. Sei piani, due appartamenti per piano, per un totale di dodici appartamenti.

Una sola lavatrice.

Lavare i vestiti richiede un attento gioco di strategia per evitare i momenti in cui la lavatrice è sempre occupata o per accaparrarsi il turno migliore: gente che si sveglia presto la mattina per stendere i vestiti prima di andare al lavoro, persone che sfruttano la pausa pranzo, corse giù per le scale per arrivare prima di chi è in ascensore (no, questa non è vera. O forse...). La domenica, poi, è off-limits, o solo per i più temerari.
L'avanzato elettrodomestico ha uno schermino in cui è indicato il tempo rimanente alla fine del programma in corso: sarebbe molto utile, se non fosse che dà solo indicazioni di massima. E non è che è costante nel sovrastimare o sottostimare il tempo, ma dipende: sono stati quindi necessari un attento studio e qualche prova per affinare la tecnica, e ancora la perfezione è lontana. Non si contano gli inutili viaggi in ascensore pensando che sia finita e invece no, ancora dieci minuti. 
M. -"Ma erano dieci minuti anche cinque minuti fa, quando sono scesa prima!".
A.M. (aggeggio malefico) - "Ho detto ancora dieci minuti."

Un grande problema è costituito da quelli che lasciano i vestiti lì. A rilassarsi. Ma mica per poco!, per decine di minuti dopo che il lavaggio è terminato. Sia mai che i poveri capi si stressino per i troppi spostamenti.
È capitato spesso quindi che la Nostra scendesse per provare ad usare la lavatrice e la trovasse occupata. Tornasse alla fine del programma ingenuamente pensando l'avrebbe trovata libera. Aspettasse per dieci minuti. Decidesse di tornare dopo altri dieci. Trovasse i vestiti non suoi ancora lì. Imprecasse e se ne andasse.
Questo prima di scoprire che non esiste alcuna remora nel liberare la lavatrice per proprio conto: spesso vengono lasciate anche le buste o le ceste da riempire, tanto spesso succede. Ho ceduto di malavoglia a questa pratica, per molti motivi: qualunque scrupolo è stato però spazzato via quando una volta, dopo aver riposto vestiti di altri nelle apposite buste, sono riuscita a fare ben due lavatrici prima che sparissero (recuperati dal proprietario, immagino). 
I sospetti sul colpevole sono ricaduti quasi inconfutabilmente sull'ammorbante nonnina.

Immondizie
La spazzatura biodegradabile e l'indifferenziata vengono raccolte la mattina presto due volte a settimana: il lunedì e il giovedì sera, dunque, c'è un'intesa attività di sali scendi degli abitanti del condominio per portare le buste fuori dal portone, sul marciapiede. Una volta ogni due settimane tocca alla carta, sempre una volta ogni due alla plastica.
[n.d.a.: di solito mi ricordo quando sono già in pigiama. con conseguenti auto-maledizioni e vestizioni a strati improbabili]
Io non sono una gran cuoca, chiariamo, ma sistematicamente due volte a settimana ho il mio sacchettino pieno di fondi di caffè, resti di verdure, bustine di tè, scarti di frutta, gusci d'uova, croste di formaggio: tale sacchettino, solitamente, è in nulla o poca compagnia. Le buste di indifferenziata si ammonticchiano l'una sull'altra che è una meraviglia, sacchi stracolmi di flaconi si palesano quando è il turno della plastica, cartoni traboccanti fogli e carte si impilano tendendo al cielo, ma dei sacchetti dell'umido non c'è traccia...
Ma questi... ma che mangiano?