Chi?

La mia foto
Namur, Belgium
Gattofila, razionalmente disordinata, ossessivo-compulsiva part-time.

mercoledì 3 febbraio 2016

Cose a cui mi sto abituando

Lentamente ma inesorabilmente, il conto dei giorni trascorsi da quando mi sono trasferita aumenta sempre più; con esso, aumentano anche le situazioni e le abitudini locali che hanno perso la connotazione di "novità" e diventano normalità.
Perché di normalità non ne esiste una sola, ed è la nostra percezione a decretare quale normalità si adatta al momento e alla situazione attuali.

L'inverno, ovvero la non-luce
Data la maggior latitudine (la sappiamo tutti la storia, no?), rispetto all'Italia in inverno ci sono meno ore di luce al giorno. Vabbè, fatto ovvio, non è che si dovesse venir qui di persona per saperlo.
Ma saperlo e viverlo sono due cose diverse (anche qui, banalità a palate!).
Se avere il buio presto nel pomeriggio non è poi un così grave fattore (anche perché in ogni caso si è in ufficio, non è che cambi granché), non avere luce la mattina appena svegli può comportare delle conseguenze. In particolare, il (mio) corpo si rifiuta di mettersi in moto: "cosa? Le sette e mezza? Guarda che fuori è ancora buio vero, te stai a sbaglià! Mi disattivo tra tre... due.... unzzzzzz".
Per me che soffro di risvegli impossibili, poi, i primi giorni sono stati una tragedia.
Ora non ci faccio più caso: non sento la mancanza dei raggi di sole che penetrano sotto l'oscurante, non ho bisogno della luce per convincermi che è davvero l'ora di alzarsi.





I miei risvegli tuttavia sono sempre traumatici, ma ci stiamo lavorando (da ventisei anni, probabilmente, ma ci stiamo lavorando!).

Il tempo (atmosferico) belga
Cosa dire... In uno stesso giorno può piovere, splendere il sole, nevicare. Una volta capito che l'ombrello lo devi avere sempre con te, indipendentemente da tutto, alla fine ti ci abitui.
Due le conseguenze notabili: innanzitutto, non ci si può permettere la meteoropatia, pena il rischio di sembrare psicotici dalle multiple personalità; in secondo luogo, la cara vecchia banale conversazione sul tempo si può riciclare più volte al giorno, anche con la stessa persona. Dico, vòi mette?

Nonostante le variazioni, non ci si illuda che la media non sia un triste grigino nuvoloso: oggi mi sono ritrovata nella sala caffè davanti alla finestra con gli occhi chiusi e un sorriso ebete, a godere del raro sole come farebbe una pianta. Una pianta grassa, magari.
Questo grigino nuvoloso è solitamente accompagnato da una pioggerellina stupida: talmente leggera da far sembrare che le gocce ondeggino nell'aria, non giustifica l'apertura dell'ombrello ma è sufficiente per distruggere qualunque definizione dei ricci e farmi assomigliare ad una pecora infeltrita (mi rendo conto che forse non sono questi i problemi del mondo, però...).
Indispettimento garantito.

Solo a me sembra satanica?!



Distanze
Nel centro di Namur, dove ho la fortuna di vivere e lavorare, c'è praticamente tutto ciò di cui si ha bisogno. E il centro di Namur non si estende esattamente per centinai di chilometri quadrati.
Questo implica la possibilità di raggiungere qualunque punto d'interesse da casa in una ragionevole quantità di minuti, dove "ragionevole" di solito indica un numero ad una cifra.
Ufficio? 2 minuti, nella lentezza del risveglio mattutino.
Supermercato? 10 minuti.
Stazione? 9 minuti.
Facoltà di lettere per il corso di francese? 3 minuti.
Pub con gigantesca lavagna con l'indice delle 100 birre artigianali proposte? 1 minuto e mezzo. (Magari 4 al ritorno, per via dello zig-zag.)
... etc etc...

Sapere esattamente il tempo necessario per andare da A a B è di una poesia unica. Non che sia retaggio solo di Namur, tutte le piccole città godono di questa caratteristica, ma finisce direttamente tra le cose a cui mi sono abituata velocissimamente.

Pagare con la carta
La proporzione tra i pagamenti in contanti e quelli con carta sarà di 1:20.
Ristoranti, cinema, supermercati, uffici pubblici, café, biglietterie, boutique alimentari: dovunque si vada, è possibile pagare tramite la carta, e azzarderei quasi a dire che è il metodo preferito dagli esercenti. Lo si capisce dalla facilità con cui suddividono i conti: siamo in cinque in un ristorante e ognuno vuole pagare il proprio con la sua carta? Pas de problème!, è spesso cosa immediata e molto frequente (anche in ristoranti in cui si spendono 15 euro a testa, per dire).
Non che in Italia usare la carta sia più inusuale, ma la diffusione e la scioltezza di questa pratica qui sono impressionanti: ho pagato anche somme di cinque euro tramite carta, e ho visto pagarci dei caffé.
I locali che accettano solo contanti di solito sono guardati con sospetto ("cercano di evadere le tasse?"), a meno che non siano il pub con gigantesca lavagna con l'indice delle 100 birre artigianali proposte: in quel caso, ci sono 100 buoni motivi per perdonarli.

Il tempo (cronologico) belga
La maggior parte dei negozi chiude alle 18:00; qualche grande supermercato, alle 19:00 (rari, alle 20:00), ma giusto per permettere ai commercianti di fare la spesa. La frenesia della giornata, quindi, qui finisce prima.
Sarà questo, saranno le succitate distanze che permettono di fare molto in poco, non so. Ma il tempo sembra scorrere più lentamente: quasi nessuno va di fretta. Ho la sensazione di poter fare mille cose in una giornata (che poi non le faccia è un altro discorso), e che le giornate durino di più.
Questo, ovviamente, nel bene e nel male: la domenica Namur è una città fantasma, e tutto questo tempo "in più" bisogna riempirlo, in qualche modo. Leggendo, per esempio: il mio adorato Kindle diventa, in certe lunghe domeniche, un'estensione del mio braccio. Ho letto più da quando sono qui che durante lo scorso anno, il che forse ci dice più qualcosa dello scorso anno, che di queste poche settimane...

EDIT
Mi sono dimenticata una cosa fon-da-men-ta-le!

Il saluto
Come già scoprii arrivata a Londra, Paese che vai, saluto che trovi. Solo che mi ero scordata questa lezione di vita.
Salutarsi con i baci guancia a guancia: ciò che per noi è un gesto automatico che eseguiamo senza riflettere, in un Paese straniero richiede tutta un'altra consapevolezza.
In Italia sono due, e si porge inizialmente la guancia sinistra (fateci caso, la prossima volta che incontrate una persona con cui avete un minimo di confidenza). In Belgio si comincia con la destra.
Ora. Sapete cosa succede quando due persone porgono due guance diverse?
La pomiciata involontaria, ecco cosa succede. Giacché questo avviene quando ancora non ci si è abituati, è probabile che succeda con persone che state appena conoscendo e no, cominciare con un bacio rubato (che tra l'altro manco volete!) non è affatto simpatico.
Soprattutto se, oltre alla guancia sbagliata, offrite il numero di baci sbagliato: qui è uno solo, col risultato che con due, oltre ad invadere lo spazio personale di qualcuno che da voi si sta già allontanando, sembra di essere alla spasmodica ricerca di coccole.

A questa mi sono abituata quasi immediatamente, per ovvie ragioni.


A cos'altro mi sto abituando?
Alle reazioni dei Belgi di fronte ad una non-fracofona, ad esempio. Ma quelle meritano, da sole, un post a parte...

Nessun commento:

Posta un commento