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Gattofila, razionalmente disordinata, ossessivo-compulsiva part-time.

domenica 7 gennaio 2018

"Un'influenza in compagnia, un'influenza da sola" (semicit.)

Non sarò al top della mia forma fisica possibile, ma nonostante ciò fortunatamente non mi ammalo facilmente. Il più delle volte si tratta comunque di gnagnera, termine scientifico usato in famiglia per descrivere una sensazione di malessere generale tale da essere fastidiosa ma non invalidante (ad esempio, mal di testa, raffreddore e indolenzimenti ma senza febbre): quel genere di cose per cui piuttosto che uscire di casa ti incolleresti al letto ma che non sono sufficienti per non andare a lavorare, o per restare a casa senza un minimo senso di colpa.

La prima volta da quando mi sono trasferita che ho avuto un'influenza "seria" è stata un paio di mesi dopo il mio arrivo. Roba da non uscire dal letto per quattro giorni. Fortunatamente, la prevenzione e il caso hanno cooperato affinché sopravvivessi: da un lato avevo provveduto a rifornirmi di paracetamolo perché non si sa mai, dall'altro avevo fortunatamente sufficiente cibo da non morire di inedia. Non che abbia mangiato molto, la nostra tecnica di famiglia è restare idratati, cercare di prendere comunque la dose minima possibile di medicine ma soprattutto dormire in modalità letargo. Roba da cicli di sonno di 8-9 ore, intervallati da massimo un'ora di stop.
Quindi, dicevo, prevenzione e caso hanno fatto sì che io la passassi tranquillamente. Meno male, perché ero davvero da sola. Delle tre persone con cui avevo confidenza, due non c'erano e la terza era nelle mie stesse condizioni (la mia compagna d'ufficio: coincidenza?). E in ogni caso, con nessuna di queste c'era ancora un rapporto tale per cui sarebbero venute a vedere come stavo, ad assicurarsi che avessi mangiato almeno un minimo o a farmi semplicemente un po' di compagnia (anche via telefono).
Fossi vissuta a casa da sola in Italia avrei avuto processioni di gente desiderosa di essere aggiornata sulle mie condizioni di salute? No, ma ciò che importa sono quelle due o tre persone su cui puoi sempre contare, e che ci sarebbero state. E la famiglia, ça va sans dire.

Quando mi dicono "beata te che sei all'estero" ripenso sempre a quei quattro giorni: non avevo certo il vaiolo e infatti me la sono cavata egregiamente, ma stare male sapendo che non c'è nessuno a cui potersi appoggiare* è uno dei picchi massimi di solitudine che abbia mai raggiunto.

L'ultima volta che sono stata male invece è... adesso. Io e G. siamo tornati dalle vacanze qualche giorno fa, e ovviamente appena scattato il weekend è partito il Grande Malore: considerando che praticamente ogni volta che abbiamo incontrato un gruppo di amici durante le settimane in Italia c'era qualcuno che stava male, m'è andata anche di lusso.
È stato piuttosto improvviso, venerdì sera avevamo mille e uno progetti per il weekend e sabato mattina mi sono svegliata con tutti i possibili sintomi insieme.
Stavolta però non ero da sola. E io sono sicura che avere qualcuno che ti rimbocchi le coperte per assicurarsi che tu stia al caldo o che ti senta la febbre con la mano sulla fronte (e si, certo, c'è anche il termometro disponibile a venti centimetri di distanza, ma se non è validato dalla mano sulla fronte non serve a nulla!), che vada a fare la spesa e riempirti il frigo, che si accerti che tu beva abbastanza... io sono sicura che tutte queste cose funzionino tanto quanto il paracetamolo, anche se su un altro piano. Perché G. sarà pure ripartito per l'Inghilterra questo pomeriggio, ma nonostante io sia ancora un po' acciaccata sono sicura che domani mi sveglierò in piena forma e pronta ad affrontare non solo tutta la settimana, ma anche questo anno che già si preannuncia bello denso.
E nonostante io sia ancora un po' acciaccata e sia stata male davvero durante il weekend (il primo dei saldi, oltretutto!), non mi sento pervasa dalla solitudine di quei quattro giorni.

E oggi, oggi in particolar modo è importante, perché oggi sono due anni che sono a Namur. 




* Ovviamente, non mi riferisco a richieste d'aiuto serie. Per quello c'è il medico, o l'ambulanza. Parliamo di altro, di quelle piccole cose che potremmo catalogare come "pillole di calore umano".

2 commenti:

  1. Buon inizio del secondo anno in Belgio! Non sarà cominciato forse nel migliore dei modi possibili, ma sicuramente con la migliore compagnia da te desiderabile ;)

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    1. È quel poco di zucchero che basta perché la pillola vada giù! :D

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