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domenica 12 giugno 2016

Da grandi superpoteri derivano grandi responsabilità. Da quelli stupidi...

Chi non vorrebbe essere un supereroe? Io si.
La fama? La gloria? Sapere di poter aiutare il mondo? Tutto molto bello, ma il vero motivo è che ci deve essere un fondo di categoria per supereroi, perché questi passano il loro tempo in giro a salvare quello di là, a sgominare quegli altri di là, ma o non hanno un lavoro conosciuto o con quello che hanno e fanno malissimo (perché supereroe o no, sempre 24 ore c'hai) riescono miracolosamente a sopravvivere. Mai un tizio in un costume che soffra la fame. Capiamo che non è possibile. Quindi una volta che sei della cricca, stai a posto a vita.

Ora, per fare il supereroe serve un superpotere.
A meno che non siate multimiliardari, tipo Ironman o Batman. Ma giacché non sto nascondendo conti offshore, saprete che non è questo il mio caso: abbisogno quindi di un superpotere come si deve.
La questione mi ha coinvolta parecchio, per cui ho potuto buttar giù una lista di plausibili capacità straordinarie che in qualche modo contorto potrebbero valermi un (probabilmente ridicolo) costume colorato.

Rinsecchimento di blog.
È più o meno matematico. Inizio a seguire un blog aggiornato costantemente e con contenuti interessanti; il blog inizia ad avere contenuti nuovi sempre più sporadicamente; a volte addirittura i nuovi post non solo sono sporadici, ma fanno pure schifo; si giunge ad una fredda, inaggiornata morte. Nel migliore dei casi, resta comunque aperto, abbandonato, per cui almeno c'è la possibilità di rileggere vecchi post meritevoli: triste evenienza, ma con un lato positivo. Nel peggiore dei casi, sparisce per sempre.
Possibile uso. Scie chimiche, vaccini che causano l'autismo, complottismi, rettiliani, neofascismi: di blog da far chiudere e dimenticare per sempre ce ne sono talmente tanti che questo superpotere rischia quasi di essere utile.
Ma che immagine di transizione
tra i due argomenti vi ho trovato, eh?!

Autosabotazione igienica.
"Uh, ma guarda, ho appena finito il rotolo di carta igienica. Ora lo sostituisco immediatamente, così la prossima volta non mi ritroverò in una spiacevole e scomoda situazione!"
(Più tardi)
"D'oh!"
Possibile uso: non pervenuto. Ma il potere è grande in questa idiota.


Procrastination mon amour.
Qui so alcuni di voi penseranno di poter competere, ma vi assicuro che sono un peso massimo nella categoria. Che si parli di lavoro o di faccende di casa, non esiste limite temporale che non possa essere indefinitamente avvicinato senza aver portato a termine il compito. D'altronde, alla fine le cose vanno fatte, il che si traduce in molteplici disdicevoli scenari.
Deadline sul lavoro? Nottate passate davanti al computer con gli occhi iniettati di sangue dalla carenza di sonno, litri di tè o caffè (nei casi più disperati), nuovi capelli bianchi, automaledizioni e solenne promesse: "dalla prossima volta, comincerò a lavorarci per tempo". Pernacchie incredule come se piovesse.
Bisogna fare la spesa? La nostra eroina si ritrova alla fine con svariate buste della spesa il cui peso varia a seconda dell'intensità con cui si sfrutta il potere, ma che solitamente non è mai inferiore ai 5-6 kg. Per busta. Quella volta che si raggiunse il massimo, avendo svuotato completamente il freezer e saccheggiato le scorte di verdure in lattina (tenute in casa per le emergenze e non per uso quotidiano, tranquilla Madre), il peso delle buste fu tale da farmi avere braccia doloranti per due giorni.
È ora di fare le pulizie? Invece di suddividere il tutto in piccoli compiti quotidiani, si rimanda tutto ovviamente a quando la situazione è quasi al limite (quasi, perché non disdegno comunque l'igiene). Quelli che potrebbero essere pochi minuti al giorno di pulizie si accumulano inevitabilmente fino a generare una trasformazione alla Hulk: invece che grosso omone verde, mi ritrovo massaia, febbrilmente alla caccia dell'ultimo granello di polvere. Che, per la cronaca, non è mai davvero l'ultimo.
Possibile uso. Si accettano suggerimenti: anche in questo caso, il potere è talmente forte in me da rendere il suo inutilizzo un vero spreco per l'umanità. O così mi piace credere.

Disfunzione vestiaria.
Uno dei miei preferiti: consiste nell'incapacità di vestirsi coerentemente con la temperatura esterna del giorno. È sempre stato il mio tallone d'Achille durante quelle che una volta si chiamavano mezze stagioni e che ora sono "quei giorni di transizione a caso", ma qui in Belgio la situazione si fa ancora più interessante, perché a priori può piovere sempre. A maggior ragione è quindi richiesto uno studio accurato della situazione, per poter bilanciare il calore e l'impermeabilità dei vestiti, ma niente, non ce la si fa. È che mi scordo proprio della possibilità di mettere il naso (o la mano, ché mi sembra più pratico) fuori dalla finestra la mattina.
Possibile uso: facile. Infiltrandomi nel servizio meteo del nemico, potrei agilmente suggerire l'abbigliamento più inadeguato (senza neanche impegnarmi, tra l'altro).
"Signore, ha iniziato a piovere: procediamo con l'invasione?"
"Ma no, sciocchino!, era previsto sole: abbiamo i mocassini di camoscio, ci si sciupano!"
Nessuna donna normale si veste COSÌ sapendo che piove COSÌ.

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