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Gattofila, razionalmente disordinata, ossessivo-compulsiva part-time.

martedì 8 novembre 2016

Atterrare a Ciampino di notte da Nord.

Atterrare a Ciampino di notte da Nord è uno spettacolo bellissimo: se poi si hanno i posti dalla D alla F (per gli standard Ryanair, a destra del velivolo), sarebbe quasi giusto far pagare un biglietto.

Il La lo dà il serpentone illuminato del GRA, con le macchine che da lassù sembrano scorrere paciose ed armoniose, lungi dal lasciar trasparire il nervosismo e la stanchezza che forse accompagnano chi le guida; raccoglie il testimone lo Stadio Olimpico, che forse non sarà una bellezza artistica, ma fa sempre il suo bell'effetto.
Roma continua a scorrere a centinaia di piedi al di sotto, e seguendo con lo sguardo le strade principali, queste cominciano a convergere verso il centro.
Lontano, imponente, appare San Pietro; sembra davvero indifferente al resto della città, immerso eppur distaccato: visto da questa prospettiva così particolare, viene da pensare che gli architetti fecero un ottimo lavoro nel costruire il simbolo di una Chiesa immortale e stabile sulle proprie fondamenta (che poi sia davvero così, è un'altra storia).

Cominciano a susseguirsi sempre più velocemente altri luoghi simbolo: s'intuisce il Tevere, e poi Via Nazionale, improvvisamente la Stazione Termini, il Colosseo, Santa Maria Maggiore! Un climax di punti di riferimento per cui non si sa più dove guardare.
A quel punto di solito seguo lo snodarsi dell'Appia, mentre si scivola verso il basso sorvolando Roma Sud. Perché l'Appia? Per comodità, certo, perché è davvero facile da individuare e da non perdere; perché lungo l'Appia si evolve in modo evidente quella sorta di rallentamento della città verso la periferia; ma soprattutto perché l'Appia arriva fino all'aeroporto, e mi piace pensare sia una sorta di gentile accompagno di Roma, come una mano porta per sostenere gentilmente una lenta discesa lungo una scalinata.


Durante questa discesa si scorgono enormi macchie scure, quasi inquietanti nel mezzo di quella leggera ragnatele di luce: sono i Parchi, polmoni verdi di giorno e neri di notte. Nonostante l'oscurità, illuminati di luce riflessa da chissà quale sorgente, pallidamente si intravedono degli acquedotti romani. L'Appia è sempre meno distante, e anche il suolo si avvicina sempre di più.
Ieri, una novità: in mezzo ad una delle macchie scure, tante piccole lucine di un treno regionale che scorrevano lentamente in direzione contraria, verso il centro, scivolando sospese nel buio.

E poi di nuovo il GRA l'ippodromo le prime luci della pista la strada che costeggia l'aeroporto la pista vera e propria gli hangar gli aerei parcheggiati il contraccolpo una volta toccato l'asfalto la frenata un po' di sbandata.

Casa.


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