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Namur, Belgium
Gattofila, razionalmente disordinata, ossessivo-compulsiva part-time.

giovedì 26 gennaio 2017

Fantastic veggies and where to find them.

Venerdì è venuto a trovarmi G. Come da consuetudine, mi sono avviata verso la stazione del treno per fare insieme almeno l'ultimo tratto a piedi, giacché essendo sprovvista di macchina non posso alleggerirgli il viaggio in alcun modo e allora almeno lo "vado a prendere".
Indovinate un po'?
Il treno era in ritardo, di ben venti minuti: colpa mia, avrei dovuto controllare prima di uscire di casa e invece mi sono fidata. Il che è strano, considerando che non ho proprio alcuna base per farlo.
Per aggiungere furbizia alla furbizia, nonostante il freddo gelido ho ben pensato di uscire col cappotto ma vestita "da casa", che in particolare vuol dire con i leggings con cui faccio yoga: notoriamente sono piuttosto leggerini e per niente isolanti, "ma tanto vado e torno, non faccio neanche in tempo ad infreddolirmi".
Come no.
Arrivata in tempo per il treno in orario, mi sono trovata con venti minuti di attesa davanti a me, in una stazione che è gelida e, seppur chiusa, caratterizzata da una certa giannetta non indifferente. Per un attimo ho avuto la malaugurata idea di sedermi sulle panchine di metallo, ma ho resistito quei pochi secondi necessari affinché il gelo si trasmettesse attraverso i pantaloni inadeguati e poi mi sono alzata, andando verso la cabina di un ascensore che, se non altro, proteggeva da un po' di corrente.
Tutto questo per dare un po' di contesto: stazione, undici di sera, lontana dai pochi astanti che essendo giustamente vestiti in modo appropriato potevano godersi il conforto di stare seduti.
E vabbè, chi è causa del suo mal...

"Scusami, sai: le donne quando scelgono un uomo sono sicure della loro decisione, anche perché un uomo è sempre uguale. Gli uomini invece cambiano idea, prima gli piace una, poi un'altra, poi un'altra ancora..."
Buona nuova: l'ascolto periferico del francese sta migliorando.
Cattiva nuova: un personaggio un po' strano, bassetto, non proprio pulitissimo e dall'alito leggermente alcolico ha cominciato a parlarmi. E ce l'ha con me, non c'è possibilità d'errore.

Ora, data la situazione ho pensato di sfruttare a mio vantaggio la non diffusione delle lingue straniere da queste parti: ho biascicato un "Non parlo francese" col più marcato degli accenti e sperato che la cosa finisse lì, come di solito accade.
Ma no, lui volevo davvero parlare con me. Ma davvero, eh?

"Da dove vieni?"
"Italia"
E pensa un po' tu il caso: di quale lingua sapeva qualche parola?
Da quel momento in poi è stato un discorso piuttosto confuso, soprattutto perché, come ho capito dopo, le parole in italiano che conosceva erano principalmente verdure: si è dunque lanciato in un'avventurosa metafora tra i tipi di donne (...) e i differenti ortaggi.
Credo mi abbia dato della carota.
A nulla è valsa la mia faccia spaesata (inizialmente finta perché fingevo di non capire, mano a mano più autentica perché invece capivo cosa diceva ma non il suo senso), a nulla i miei désolée con espressione contrita, lui è andato avanti imperterrito. Poi ha nominato del radicchio (proprio in italiano, "radicchio") e dello zucchero, ma nel frattempo stava arrivando il treno ed ero distratta, quindi l'ho salutato e poi ciao. Avessi saputo che la barriera linguistica non avrebbe funzionato, a questo punto avrei cercato di approfondire la sua teoria sugli uomini e le donne, per cui sembrava davvero appassionato.

O, che è più importante, se fosse stato lucido gli avrei fatto un sacco di domande, visto che poi a "mente calda" ho realizzato: per la prima volta ho incontrato qualcuno che lavora con le barbabietole da zucchero.
... Ma allora non esistono solo sui libri di geografia delle medie...

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